Oltre
Claudio Damiani
La fornace di Canova è diventata l’inferno, dove Lucifero non è conficcato al suo fondo con le tre teste divoranti i tre più grandi traditori-peccatori (dopo di lui), come nell’alta fantasia dantesca, ma sta al suo fondo sospeso a testa in giù, e non ha tre teste ma nessuna, non divora nessuno ma è solo, chiuso in un lenzuolo-sudario infuocato che lo imprigiona, e nel quale sembra torcersi per uscire e liberarsi. Qualcosa esce dal sacco che lo chiude, fra le pieghe del panneggio, dovrebbe essere un piede ma è una mano – come se il suo corpo, dentro, fosse spezzato – una mano semiaperta verso l’alto, come cercasse la luce. La luce di un riscatto, un battesimo appunto, e un’acqua (nera) si raccoglie sotto la sua non testa, in un vaso battesimale sotto la sua non fronte, verso il quale sembra vicino a immergersi.
Ma il Battesimo di Lucifero, in questa potente installazione di Innocenzo Odescalchi, è preceduto da una presenza femminile piuttosto inquietante, un mostro arcaico carico di simbologie, che pietrifica
col suo sguardo: Medusa.
Lei appare prima, in una sorta di antinferno, su una porta non perfettamente chiusa, che lascia uno spiraglio sottile tra un battente e l’altro, chiaro riferimento a Canova, qui padrone di casa (impossibile non omaggiarlo), e alla famosa tomba della Basilica dei Frari a Venezia dove è sepolto, con quella porta socchiusa da cui trapela il nero dell’ oltre.
Anche Medusa, come Lucifero, insuperbi per la sua bellezza, anche lei sfidò orgogliosamente la divinità e fu da lei punita. Due personaggi che appartengono a due mondi diversi, quello ebraico-cristiano Lucifero, quello greco Medusa: due mondi che, nella loro inestricabile fusione, hanno creato la nostra civiltà.
E proprio lei, la civiltà occidentale, è forse il vero soggetto dell’opera: lei che, faustianamente, ha venduto l’anima al diavolo, lei che, come già Adamo, ha introiettato il diavolo, il suo cattivo consiglio
verso la conoscenza e la scienza.
E cosi dopo l’evoluzione fisica, dopo l’evoluzione biologica, ecco l’uomo, l’antropocene, ovvero l’evoluzione tecnologica. Siamo stati noi a volerla, come Lucifero e Medusa che si credono più di Dio? O qualcuno ci ha consigliato, come il diavolo-serpente consigliò il primo uomo? O semplicemente la tecnica che va oltre la vita, che ci dà tanto e ci fa una paura tremenda, che ci dà e ci leva, ce l’ha semplicemente data un dio (come Prometeo che donò il fuoco all’uomo, e fu anche lui punito), e noi non c’entriamo, siamo solo macchine che ubbidiscono a un destino ferreo che va oltre di noi? E dove va, dove andiamo, dove ci porta questo destino?
Lucifero, il male che è in noi, vuol forse dirci Innocenzo, sembra voler liberarsi. Si scuote come un terremoto nelle viscere della terra, il suo corpo spezzato agita il panneggio e mira verso una composizione, verso un corpo vero e intero, classico. La sua liberazione potrebbe significare due cose, opposte ma che forse convivono: dispiegarsi completamente come male e distruzione globale, la cui minaccia sentiamo oggi viva come una punta nella nostra carne, o riscattarsi come la luce che era, attraverso una purificazione battesimale alla luce e al bene, e ridarci l’anima che abbiamo perso.
Claudio Damiani