Critica

Prima dei geografi – Il mondo di Odescalchi

"La Rebubblica" - Linda De Sanctis

 

Una grande installazione formata da tante tele, su cui sono appese le “vasche” dove si diluisce il colore, e ai lati undici quadri: tutti disegnano mappe geografiche che nascono prima di quelle disegnate dai geografi, costruite sulla base dell’esperienza e dalla conoscenza reale’: Sono gli ultimi lavori di Innocenzo Odescalchi nella mostra “Prima dei geografi”, a cura di Francesca Pietracci, che si inaugura oggi al Museo Bilotti. Al centro del lavoro dell’artista il tema della percezione dello spazio attraverso un tempo di percorrenza prettamente umano: ogni opera cerca di analizzare e decostruire il sistema di convenzioni che permea ogni forma di comunicazione e di rappresentazione dello spazio, e restituire a ogni spettatore il contatto con la realtà tangibile, per ritornare all’esperienza diretta del pianeta a cui appartiene e del sistema delle galassie all’interno delle quali esso è inserito. Nascoste dalla stratificazione della materia e dalle colature dei colori, antiche scritture e sim
bologie aiutano a decifrare il mondo; e come
due piccoli “sigilli”, che punteggiano qua e là le
tele, un gattopardo che sembra fuggito da uno
stemma araldico e un piccolo labirinto. I colori
della terra, il rosso bruno, l’ocra e il verde, do
minano i quadri trasformando, grazie a una pit
tura selvaggia, la tavolozza aulica in una bellez
za e in una preziosità “barbarica”. Viaggio e
esplorazione diventano per Odescalchi, il
 mezzo per catturare lo spettatore e portarlo al
l’interno di un mondo duplicato, più vero e au
tentico di quello che riesce a percepire la cultu
ra moderna.